La mia Africa (di Paolalì)

 

Meru, Kenya.

Agosto 2016.

E’ la sveglia alle 6.45 del mattino che mi inizia ad una nuova, emozionante e faticosa giornata.

E’ il Villaggio St. Francis, con le sue quattrocento meravigliose speranze.

E’ la tuta rossa del cantiere, sporca di cemento e felicità.

E’ la terra rossa che mi colora la giornata, mi tatua la pelle e mi riscalda il cuore, la stessa terra rossa che scelgo di condividere con chi mi aspetta a casa.

E’ il cielo addosso, che raggiungo semplicemente alzando lo sguardo e un tramonto che mi riempie il cuore e le stelle che mi riempiono gli occhi.

E’ la soddisfazione di aver gettato le ultime quattro colonne, cascasse il mondo entro la fine della giornata.

E’ la ricerca infinita della squadra tonda, generalmente riposta nel magazzino ovale, esattamente accanto all’olio di gomito.

E’ il sorriso di 400 bambini che sognano, nonostante tutto e nonostante tutti, di diventare chi un musicista, chi un avvocato, chi un neurochirurgo.

E’ la bellezza di Collins che mi insegna lo swahili ed è il tuffo al cuore quando pronuncia la frase ti voglio bene.

E’ lo sguardo disarmante di un bambino che ne ha passate abbastanza per una vita intera ed è quello che lui ha insegnato a me ogni giorno, per 17 giorni.

E’ il Dream Team con cui ho avuto la fortuna di condividere una delle esperienze più belle della mia vita.

E’ il privilegio di aver conosciuto i miei compagni di viaggio di aver ascoltato le loro storie e di aver condiviso con loro la mia.

E’ la consapevolezza che questo sia stato solo l’inizio di una bellissima storia d’amore.

E’ Mama Africa, che con i suoi colori, i suoi profumi i suoi sorrisi, la sua essenza ha fatto da cornice a questo e a moltissimo altro.

E’ il più dolce degli arrivederci.

Agosto 2016.

Meru, Kenya.

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